sabato 26 luglio 2014

Mal di ferro

Sono poche le persone che capiranno. Solo quelle che hanno la stessa malattia o che hanno perso sonno, lacrime e lavoro per lei. In realtà non vorrei nemmeno scendere troppo nel dettaglio, ma sapere che torna a casa dopo aver visto la sue bellezza e imponenza abbattute, mi commuove. Mi commuove come se una grande balena bianca ferita a morte fosse portata a spirare in luogo sicuro, lontano da sguardi indiscreti, lontano da scherni e fiumi di colpevolezze. Null'altro deve rubarti la scena. Né i ricordi di quelle notti dormite in ufficio, né i pianti disperati dei parenti dei dispersi, né gli insulti gridati, né le lacrime per i colleghi. Bisogna solo salutarti, e immaginarti come eri, quanta gioia davi, quante fatiche portavi, quante miglia percorrevi, l'odore dei tuoi corridoi, le luci dei tuoi saloni, il suono della tua sirena.
Un giorno mi dissero: "vedrai che quando scenderai ti girerai per guardarla ancora una volta e piangerai perché lasci la tua casa, lasci la tua famiglia, lasci il mare. Si chiama malattia del ferro".

martedì 15 luglio 2014

Switch off the moon

Ci sono gli scogli freddi frastagliati che ti graffiano la pelle e inclinano le ossa. L'aria fredda che lotta contro il caldo del tuo corpo che si muove, gli schizzi dell'acqua che si mischiano al sudore, il profumo della tua pelle e della sua, il sapore del sale sulla lingua, il suono delle onde e il ritmo scandito del respiro. E nessun pensiero in testa. Nessuna voce che ti dice che no, non si fa, no, è immorale, no, è stupido, no, è complicato. Nessuna che voce che ti dice che sì, si può fare, sì, è godersi la vita, sì, è semplice. Niente amore, niente odio. Non è apatia, non sono i negroni sbagliati, solo un pizzico di follia e di serenità. Con te stessa, con il mondo, non lo puoi sapere e nemmeno ti interessa. E' dormire tre ore e sentirne dieci di riposo, aver voglia di buttarsi da una scogliera. E' guardare la luna e pensare, spegniti pure, non ho paura di saltare nel buio.