sabato 26 luglio 2014

Mal di ferro

Sono poche le persone che capiranno. Solo quelle che hanno la stessa malattia o che hanno perso sonno, lacrime e lavoro per lei. In realtà non vorrei nemmeno scendere troppo nel dettaglio, ma sapere che torna a casa dopo aver visto la sue bellezza e imponenza abbattute, mi commuove. Mi commuove come se una grande balena bianca ferita a morte fosse portata a spirare in luogo sicuro, lontano da sguardi indiscreti, lontano da scherni e fiumi di colpevolezze. Null'altro deve rubarti la scena. Né i ricordi di quelle notti dormite in ufficio, né i pianti disperati dei parenti dei dispersi, né gli insulti gridati, né le lacrime per i colleghi. Bisogna solo salutarti, e immaginarti come eri, quanta gioia davi, quante fatiche portavi, quante miglia percorrevi, l'odore dei tuoi corridoi, le luci dei tuoi saloni, il suono della tua sirena.
Un giorno mi dissero: "vedrai che quando scenderai ti girerai per guardarla ancora una volta e piangerai perché lasci la tua casa, lasci la tua famiglia, lasci il mare. Si chiama malattia del ferro".

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